VITALIZI E PENSIONI…CERCHIAMO DI NON CONFONDERE !

Comunicato Stampa a cura di Riccardo Borserini, Consigliere di Giunta UNPIT

VITALIZI E PENSIONI…CERCHIAMO DI NON CONFONDERE !

In questi giorni è stato messo in evidenza dai media un argomento che riporta di attualità  temi di nostro vitale interesse, messi in ombra dalla  emergenza virus. Si discute infatti di nuovo la questione dei vitalizi, prima soppressi, poi recuperati dai senatori e ora rimessi in discussione. E puntualmente ritorna la citazione simmetrica delle pensioni d’oro, ricordando che è imminente la decisione  della Consulta sulla legittimità del taglio deliberato per le pensioni superiori ad un “equo” livello, arbitrariamente definito.

Pochi commentatori si sono finora azzardati a dire che tra le due situazioni non c’è da fare nessun parallelo.  Non sta a noi prendere posizione sui vitalizi, ma dobbiamo precisare che sono misure “interne”, deliberate dagli organi istituzionali di appartenenza, che gravano esclusivamente sui loro bilanci e non riguardano in alcun modo l’INPS, mentre le pensioni frutto di contribuzione sono erogate in base a norme di legge e rappresentano un diritto maturato nel corso di una vita di lavoro. Questo diritto non può e non deve essere interpretato o  modificato retroattivamente

Come cittadini denunciamo e respingiamo perciò con fermezza ogni tentativo strumentale di creare dei precedenti su un versante per poi utilizzarli a danno di un altro che non c’entra nulla con il primo.

Questa attenzione malevola verso i titolari di legittime pensioni medio-alte sembra tradire un perdurante sentimento di invidia ,o addirittura di odio sociale, che ha una base ideologica e che impedisce considerazioni razionali o di semplice buon senso. 

Mentre gli economisti più qualificati convengono infatti che una classe media solida e in buona salute sia la base di una economia nazionale forte e quindi vada tutelata, i provvedimenti presi o anticipati dalla pubblica amministrazione sembrano invece andare nella direzione  opposta.

Tutto questo vale anche e maggiormente per i pensionati che hanno inoltre lo svantaggio di non poter modificare la propria condizione mentre, sempre più spesso, sono importanti contributori per il sostentamento  dei propri famigliari.

Ricordiamo che, se si operasse la tanto attesa separazione nei conti dell’INPS tra previdenza e assistenza, si vedrebbe che il deficit nei conti della previdenza proviene quasi esclusivamente dalla parte assistenziale. Questo è evidenziato  dalle pubblicazioni di autorevoli centri di studi economici, come Itinerari Previdenziali del prof. Brambilla. Per quanto riguarda il finanziamento della spesa pubblica, questo Istituto evidenzia che nel 2018 solo un Italiano su due ha pagato almeno 1 Euro di imposte: tra questi contribuenti, poco più  del 40% paga oltre il 90% di tutte le imposte. 

Più in particolare le cinque classi di reddito più alto, dai 35.000 Euro lordi in su, rappresentano il 9 % dei contribuenti e pagano il 60% circa del totale.

Infine, considerando in particolare la categoria dei pensionati nell’ambito dei contribuenti, la stessa fonte indica che la metà di essi versa oltre il 90% di tutta l’Irpef della categoria . 

I paladini dell’aumento delle imposte ai redditi medi e medio alti al grido di “ chi ha di più deve dare di più” , invece di ricercare un facile successo presso l’opinione pubblica, dovrebbero quindi a nostro avviso essere più attenti a numeri e a dati concreti nella scelta dei propri bersagli.